La meraviglia della vita

Titolo

La meraviglia della vita

 

Autore Michael Kumpfmuller
Traduttore Ujka C.
 
Dati 2013, 237 p., brossura
   
Editore

Neri Pozza - Collana: I narratori delle tavole

 

 
 

 

Sinossi

 

È l'estate del 1923 quando Franz Kafka raggiunge sua sorella Elli a Miiritz, una piccola stazione balneare sul Baltico. È molto malato, la tubercolosi lo ha costretto a trascorrere settimane a letto durante l'inverno. Elli spera che in quella residenza sul mare chiamata "Alla salute" Franz riesca a riprendersi un poco. Il Dottore - così lo chiamano nella casa - è felice di avere una stanza tutta sua, lontano da sanatori e luoghi di cura che gli procurano ormai soltanto nausea. Si sveglia dopo oltre otto ore di sonno e si siede un po' sul balcone ad ascoltare le voci dei bambini che giocano davanti alla casa vicina. Sono piccoli ebrei dell'Est, di una colonia proveniente da Berlino. Una mattina, mentre è intento a osservarli, allegri e vocianti attorno a un lungo tavolo, nota per la prima volta Dora Diamant, una giovane di non più di venticinque anni che sussurra qualcosa ai ragazzi in yiddish. Uno sguardo fugace, che si trasforma però in incanto quando la rivede nelle cucine della colonia, intenta a pulire il pesce con le sue mani delicate. Nei giorni successivi la reincontrerà sulla spiaggia. Si siederà con lei a contemplare il mare e si sentirà come dentro una campana che inghiotte qualsiasi rumore... Un'opera sull'ultimo grande amore di Kafka, sulla passione che lo spinse a rompere con Praga, la famiglia, la solitudine e a stabilirsi nella Berlino antisemita del tempo per sognare di raggiungere la Palestina in compagnia di una giovane ebrea dell'Est.

 

Il mio Commento    

 

Durante l'ultimo anno della sua vita, Kafka conosce una giovane proveniente dall'est. E' amore a prima vista. Un amore vero e totale, che dà senza chiedere nulla in cambio. Quando i due si conoscono il fisico dello scrittore è già minato dalla tisi. Le speranze sono molte ma pochissime, invece, le concrete prospettive di sopravvivenza. Nella nicchia di quelle speranze divampa la passione e dentro di essa si fanno spazio i progetti, la voglia di comunione, l'ansia di serenità. Kumpfmuller si fa osservatore discreto della coppia, ne descrive le sensazioni, quasi osservandone gli effetti e tenedosi prudentemente al di fuori da ogni esagerato coinvolgimento emotivo.

 

Ne scaturisce una tenera storia di tutti i giorni, equilibrata e silenziosa, come tenuta fuori da ogni schiamazzo, schiva come schivo era Kafka. E' la cronaca di un amore ancor prima di essere il racconto delle persone che quell'amore vissero da protagoniste. Vi si scopre un uomo finalmente sanato nei suoi conflitti, riappacificato con se stesso e con il padre, un uomo che si approssima alla morte con inconsueta serenità. Un bel romanzo, storico e biografico, che al di là della vicenda lascia intravedere i fermenti e le contraddizioni della Germania degli anni 20.

 

 

Qualche frase 


"Se mettesse la sua vita per iscritto annoterebbe solo piccolezze, perché secondo lei la felicità è tanto maggiore quanto più sta nelle cose piccole, i momenti in cui lui si allaccia le scarpe, in cui dorme, in cui le accarezza i capelli".

 

"Franz ha scritto che l'aspetta e da quel momento a Dora sembra di volare. Corre alla stazione e sale sul primo treno per Pernitz. Anche durante il viaggio rimane sempre in movimento, va avanti e indietro lungo il vagone, prende nota del nuovo panorama che si apre fuori dal finestrino e legge per la centesima volta il telegramma".

 

"Dora guarda il suo respiro, si stupisce della propria tranquillità, del fatto che quando arriva la fine non ci si dica niente di speciale; per ore lui rimane sveglio, ricomincia a sussurrare, solo brevi e belle parole per le quali necessita di una eternità".

 

 

 

 

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